La statua proviene da Mari e risale al XVIII secolo a.C. Oggi è conservata al Museo Archeologico Nazionale di Aleppo. La produzione statuaria del periodo paleobabilonese conosciuta da Mari, città del medio corso dell'Eufrate, mostra tratti stilistici e di realizzazione tecnica prossimi alle coeve sperimentazioni della Babilonia.
Dea dalla acqua zampillanti |
La dea indossa una tiara a corna che la identifica come una divinità. Gli occhi sono incavi per ospitare pietre preziose, secondo tecniche di incrostazione già conosciute verso la fine del IV e l'inizio del III millennio a.C.
La dea tiene tra le mani un vaso da cui, tramite un condotto interno, usciva l'acqua simbolo di fertilità e di prosperità. Questa combinazione di elementi trova ampia diffusione nella contemporanea e più antica produzione di sigilli a cilindro, dove spesso il vaso con acqua zampillante era associato a figure mitologiche, divinità o sovrani.
La dea indossa una collana a sei giri, formata da piccole sfere che si fanno più grandi nella parte inferiore. La veste è decorata da incisioni ondulate e da pesci.
Nonostante le reminiscenze neosumeriche, la sinuosità, il volume e il plasticismo che pervadono la statua hanno forti richiami nelle contemporanee botteghe della Mesopotamia centro-meridionale del II millennio.
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