mercoledì 27 aprile 2016

I BABILONESI: il bronzo

Prende il nome di bronzo una categoria di leghe metalliche composte principalmente da rame (dal 70% al 90%) e stagno ma nella quale possono entrare anche piombo e zinco.
Si pensa che la lavorazione più antica abbia avuto inizio mediante martellatura dei metalli trovati allo stato nativo. La scoperta che il rame si può ottenere con fuoco da alcuni minerali come la cuprite, la malchite o
Pazuzu
l'azzurrite sembra collocarsi tra il 4000 e il 3500 a.C. Successivamente, l'aggiunta di altri minerali ha portato alla scoperta del bronzo, materiale più resistente e più facile da utilizzare mediante fusione.
Il punto di liquefazione del rame (1085°) è inferiore, tra i metalli usati in età preistorica, solo a quello del ferro (1530°), ma è molto superiore a quello degli altri metalli; la lega con questi lo abbassa però notevolmente.
Tuttavia la temperatura del metallo durante la lavorazione a stampo deve essere molto alta durante il getto così che la lega abbia la fliudità necessaria a penetrare ovunque e non subisca raffreddamenti eccessivi a contatto con la forma. Per questi motivi è presente lo stagno, il più importante e costoso tra i metalli "dolci" che entrano nelle leghe bronzee. Aumentando la percentuale di questo metallo, la lega diventa non soltanto più fluida, ma anche progressivamente più dura e più fragile allo stato solido.
L'insieme di queste caratteristiche è essenziale dal punto di vista del lavoro dello scultore. Infatti i bronzi contengono una forte percentuale di rame risultando più malleabili ma anche più imprecisi, circostanza che rende necessaria un'accurata rifinitura a sbalzo e a cesello. Le leghe che contengono alte percentuali di stagno e zinco presentano invece, allo stato fuso, un alto grado di fluidità che consente una perfetta circolazione all'interno della forma, della quale riproducono ogni minimo particolare, ma forniscono getti così duri e fragili da essere difficili da lavorare a freddo.

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