mercoledì 30 marzo 2016

I BABILONESI - PERIODO PALEOBABILONESE: la statuaria

La statuaria paleobabilonese non è documentata da reperti abbondanti ed è spesso frammentaria. Spesso è stata rinvenuta lontano dai luoghi di origine e mai dai centri maggiori del periodo (Isin, Larsa e Babilonia). Gli esemplari più antichi sembrano essere le statue provenienti da Eshnunna, che mostrano volumi piatti se riferiti ai ritrovamenti che caratterizzano in seguito questo periodo. Tutto il periodo sembra  essere influenzato da quello neosumerico: lo si nota, soprattutto, nella fisionomia dei volti (sopracciglia unite e rese a spina di pesce, capelli divisi in modo ordinato sulla fronte).
Testa di sovano
Tutte queste caratteristiche sono molto evidenti in una testa di sovrano paleobabilonese in diorite rinvenuta a Susa. La tiara a calotta con un alto bordo verticale è ripica degli ambienti neosumerici o paleobabilonesi arcaici, sebbene compaia anche con Gudea di Lagash. Anche la struttura della barba, con i riccioli sempre più lunghi presso la parte terminale e baffi incisi sembrano derivare dalla tradizione neosumerica.
Alcuni  aspetti estetici, le sopracciglia unite, i capelli ondulati permettono di datare la statua al XIX secolo a.C., escludendo quindi che il sovrano sia Hammurabi.
La statuaria degli ultimi anni del periodo paleobabilonese mostrano volumi più liberi e corpi modellati senza seguire schemi. Frequente è anche l'uso dell'incisione per rendere particolari anatomici o delle vesti.

mercoledì 23 marzo 2016

I BABILONESI - PERIODO PALEOBABILONESE: l'architettura

L'attività edilizia dei sovrani delle dinastie di Isin, Larsa e Babilonia è molto intensa e mirata principalmente a restaurare i primi complessi sacri di Mesopotamia: ci sono interventi a Nippur, Uruk e Ur, l'erezione del grande tempio di Shamash e di complessi minori presso Larsa, il restauro svolto a Ur e, infine, i nuovi santuari di Ninisanna, Inanna, Nanna e l'Esagila di Marduk.
Giparu di Ur
In generale, l'architettura sacra sviluppa canoni già noti nel perioso neosumerico: i complessi sacri si caratterizzano per tre vestiboli, trasversali rispetto all'asse principale, che introducevano a una corte centrale. Lungo il perimetro si sviluppavano altri vani minori, mentre i paramenti esterni erano decorati con contrafforti e lesene di stampo più arcaico. Questa tipologia è testimoniata nel tempio di Ningal, nel tempio di Ishtar a Neribtum, nel santuario di Enki a Ur. Edifici più articolati, invece, sono quelli del Giparu di Ur e l'Ebabbar a Larsa.
La fabbrica templare di Larsa era composta da due nuclei maggiori di cui il primo si articolava in un'ampia corte aperta sulla ziqqurat che ospitava  la cella. Il secondo nucleo era composto da due ampi spazi aperti, un'avancorte e una corte. Le due corti immettevano alla cella che doveva ospitare il podio del dio. Anche in questo edificio si vedono gli elementi fondamentali delle principali fabbriche paleobabilonesi che però si integrano a una nuova ricerca delle prospettive. Le articolazioni multiple e la presenza di portali aggettanti regalano vivacità, ritmo irregolare e un'idea di illuminazione completamente nuova.

Invece, il tempio della dea Ningal, moglie di Nanna, si trovava nell'area immediatamente a sud-ovest della ziqqurat ed era separato da questa da una strada pavimentata. Durante alcuni scavi archeologici, sono state rinvenute almeno 13 cerniere di porte recanti iscrizioni di Ur-Nammu che suggeriscono che le vere fondamentadell'edificio possano essere proprio in quella zona. I muri più antichi erano fatti in mattoni cotti al sole e sono andati quasi completamente distrutti nel saccheggio della città da parte degli Elamiti. Sono rimasti in rovina almeno mezzo secolo prima di essere ricostruiti. Il nuovo edificio segue fedelmente lo schema del precedente. I muri erano fatti in mattoni cotti o, nel caso dei muri più esterni, con mattoni di fango. I corridoi e le stanze erano pavimentati con mattoni cotti anche se spesso era sufficiente la sola terra battuta. L'edificio era praticamente quadrato e misurava 79 x 76,5 metri. Era circondato da muri di mattoni spessi circa 4,5 metri. C'erano contrafforti su tre lati ma non sul lato sud-est. Uno stretto passaggio divideva l'edificio in due parti principali ognuna con la proprio entrata. In ognuna delle due metà c'erano santuari. Si pensa ci fossero  delle scale all'esterno che portavano al tetto, elemento tipico di molti edifici della Mesopotamia.
La persona responsabile del Giparu era la grande sacerdotessa di Nanna: Enanatuma. Era nominata sacerdotessa dal padre, in accordo con un'antica tradizione che voleva la figlia del sovrano ricoprire questo ruolo.