venerdì 30 ottobre 2015

I SUMERI: introduzione

I Sumeri sono stati il primo popolo a stanziarsi nel sud della Mesopotamia, tra il IV e il III millennio. La mezzaluna fertile è sempre stata luogo di passaggio e di popolamento misto. Non è quindi facile riconoscere forme di arte da attribuire a un solo popolo. Non è del tutto corretto, perciò, parlare di arte dei Sumeri. Lo studio linguistico dei documenti risalenti a quell'epoca, permette di individuare almeno due gruppi etnici: i Sumeri da un lato e gli Akkadi dall'altra. Lo stesso viene confermato dallo studio dell'onomastica che mostra una significativa presenza di nomi semiti (akkadi). 
Da un punto di vista prettamente storico e sociale, vediamo che tipo di popolo erano i Sumeri:
    cartina
  • posizione geografica: si stanziano nella zona del delta dei fiumi Tigri ed Eufrate. La zona sembrava poco adatta ad essere abitata e coltivata: mancava legname e metalli; in parte era paludosa ed era spesso investita da inondazioni. Per rendere fertile il terreno era necessario controllare le violente piene con argini solidi, prosciugare le zone paludose, scavare canali di irrigazione per portare acqua ai campi più lontani e far defluire quella in eccesso. 
  • agricoltura:  costruiscono canali per irrigare i campi e dighe per controllarne l'acqua. Coltivavano cereali (frumento, orzo), ortaggi (cipolle), legumi (piselli, lenticchie, fave), piante da frutto (fichi, meli, peri, mandorli).
  • allevamento: allevavano buoi, capre, asini e maiali. 
  • pesca: si praticava lungo le rive dei fiumi e del Golfo Persico.
  • artigianato: lavoravano il legno e i metalli come il rame e il bronzo, che servivano per costruire utensili da lavoro. Erano ottimi orafi ed eccellevano nella lavorazione delle pietre dure usate per fare i gioielli. Inventarono il mattono cotto al sole.
  • commercio: esisteva il baratto nei mercati cittadini. Furono anche i primi a usare le bilance e il denaro sottoforma di barre d'argento sulle quali era impresso il peso.
  • città: i Sumeri vivevano in città-stato. Le più importanti furono Ur, Uruk, Lagash, Nimrud. Erano circondate da mura di mattoni cotti. All'interno delle mura erano presenti edifici in pietra e fango come case dal tetto piatto ed edifici in mattoni cotti di argilla come le ziqqurat e il palazzo reale. All'esterno delle mura c'erano i campi coltivati.
  • case: la maggior parte delle case veniva edificata con mattoni di argilla essicata; spesso venivano usate anche le canne fornite dai fiumi. Per gli edifici più importanti era usato il legno o la pietra perchè materiali più resistenti. Le abitazioni del popolo erano a due piani con attorno un cortile per le greggi. Il sistema di fognature era buono e l'acqua corrente arrivava nelle case per mezzo di tubazioni in terracotta.
  • organizzazione sociale: la società era suddivisa in classi sociali secondo una gerarchia piramidale. Al vertice c'era un re-sacerdote che governava la città; seguivano i sacerdoti che si occupavano di religione e consigliavano il re; i soldati difendevano la città; i mercanti importavano ed esportavano merci; gli artigiani producevano manufatti; c'erano poi i contadini e i pastori e infine gli schiavi che erano, solitamente, prigionieri di guerra. 
    divinità sumere
  • religione: sono politeisti. Le divinità sumere avevano caratteristiche antropomorfe, presiedevano le forze della natura, determinavano il destino degli uomini. I Sumeri dedicavano una città a una divinità. Il luogo di culto era la ziqqurat.
  • scoperte e invenzioni: inventarono la scrittura cuneiforme, l'aratro, la ruota e i carri con le ruote, le imbarcazioni e le vele.
  • cibo: vivevano di agricoltura e allevamento. Dall'orzo erano in grado di produrre una bevanda simile alla birra. Tra le divinità c'era Nidaba, patrona della birra. Veniva onorata in molte feste annuali, durante le quali la birra veniva servita gratuitamente ai fedeli all'interno dei santuari.

mercoledì 28 ottobre 2015

MESOPOTAMIA, ARCHITETTURA: la ziqqurat di Ur

La ziqqurat è l'edificio più significativo dell'antico Vicino Oriente. Come per le piramidi egizie, anche la ziqqurat ha quattro lati e si eleva verso il regno degli dei. Però, a differenza delle piramidi, l'esterno non è liscio ma a più livelli. Questo serviva a facilitare il lavoro che avveniva nella struttura così come le funzioni  amministrative e i rituali religiosi essenziali nelle città di quel tempo. Le ziqqurat sono state ritrovate sparse nelle zone che oggi sono l'Iraq e l'Iran, e sono la testimonianza del potere e delle abilità della cultura che le ha edificate.

Una delle meglio conservate, è la grande ziqqurat di Ur. Piccoli scavi sono stati fatti nel sito intorno all'inizio del XX secolo, e negli anni Venti, Sir Leonard Woolley, con un progetto congiunto tra l'Università della Pennsylvania e il British Museum, ha rivelato il monumento nella sua interezza. Quello che Wolley ha trovato è una struttura rettangolare, orientata verso nord, costruita su tre livelli di terrazze, per una altezza complessiva tra i 20 e i 30 metri.
Ziqqurat di Ur (ricostruzione)
Tre scalinate monumentali conducevano a un ingresso sulla prima terrazza. Poi, una singola scalinata saliva alla seconda terrazza che prevedeva un tempio e la terrazza finale, la più alta.
L'effetto verticale e l'armonia dell'insieme è dato, oltre che dalla forma a torre scalata, dai muri inclinati e dalle scalinate che si congiungono obliquamente sotto una torre di guardia, in origine coperta a cupola. Inoltre gli architetti hanno dovuto praticare una correzione ottica incurvando leggermente verso l'esterno le pareti, per evitare che sembrassero piegate verso l'interno. 
 
La parte interna della ziqqurat era costruita in mattoni crudi di fango coperti con mattoni cotti posati con del bitume, un catrame naturale. La parte inferiore dell'edificio, quello che sostiene la prima terrazza, sembra sia stata costruita con 720 000 mattoni cotti. Le risorse necessarie per costruire la ziqquart sono impressionanti.


La ziqqurat di Ur e il tempio sulla sulla sommità sono stati costruiti intorno al 2100 A.C. dal re Ur-Nammu, terzo della dinastia di Ur, in onore del dio della luna Nanna, patrono della città-stato. La struttura avrebbe dovuto essere il punto più alto della città, visibile da molto lontano, punto di riferimento per i viaggiatori e i fedeli. È probabile che fosse il luogo dove gli abitanti portavano le eccedenze alimentari e dove ricevevano la loro razione di cibo. Nell'antichità si visitava la ziqqurat per trovare nutrimento fisico e spirituale. 
È chiaro che la parte più importante fosse il tempio di Nanna. Ma questo, sfortunatamente, non è giunto fino a noi.
Alcuni mattoni smaltati di blu sono stati trovati nel sito e gli archeologi sospettano che facessero parte della decorazione del tempio. La parte inferiore della ziqqurat, che è sopravvissuta, include splendidi dettagli di ingegneria e design. Per esempio, affinché lo strato di mattoni crudi rimanesse, a seconda della stagione, più o meno umido, gli architetti hanno progettato dei fori attraverso lo strato esterno di mattoni cotti per permettere all'acqua di evaporare. Inoltre sono stati costruiti scoli nelle terrazze per far defluire l'acqua piovana invernale.
La ziqqurat di Ur è stata restaurata due volte. Il primo restauro risale all'antichità. L'ultimo re neo-babilonese, Nabodinus, a quanto pare ha sostituito le ultime due terrazze nel VI secolo a.C.. 2400 anni dopo, alla fine degli anni Ottanta, Saddam Huddein ha restaurato la facciata della massiccia fondazione, comprese le tre scale che portano al cancello del primo livello. Da quest'ultimo restauro, la ziqqurat ha subito qualche danno. Durante la guerra recente condotta dagli americani e dalle forze della coalizione,Saddam Huddein ha parcheggiato i suoi caccia da guerra accanto alla ziqqurat, credendo che i bombardieri li avrebbero risparmiati per paura di distruggere il monumento. Le ipotesi di Hussein si sono dimostrate vere solo in parte, in quanto la ziqqurat ha subito danni proprio in seguito ad alcuni bombardamenti.

venerdì 23 ottobre 2015

MESOPOTAMIA, ARCHITETTURA: ziqqurat e tempio

La ziqqurat
Le prime ziqqurat, templi a torre caratteristici della Mesopotamia, comparvero alla fine del III millennio, quando si diffuse  l'uso del mattone cotto al sole. Gran parte delle terre fra il Tigri e l'Eufrate sono infatti prive di alberi da cui trarre il legno , e scarse sono le montagne da cui cavare pietre per costruire. Per questo i popoli della Mesopotamia hanno sfruttato al massimo le potenzialità dell'argilla, abbondante nei pressi dei fiumi. Il mattone, nato da questa esigenza, è ottenuto lavorando un impasto di paglia, argilla e acqua, poi compresso in stampi. in genere a forma di parallelepipedo, ed essiccato al sole o cotto nelle fornaci.

Ziqqurat di Ur
La ziqqurat ha pianta quadrangolare e si eleva tramite terrazze sovrapposte, via via più piccole e di altezza variabile. Era di solito riccamente decorata con piastrelle smaltate. Alla sommità, vi era la casa del dio. Questa era accessibile solo al re e ai sacerdoti. Vi si giungeva tramite una serie di scalinate, poste su un lato tra cui una, rettilinea, che si sviluppava frontalmente. Dalle piattaforme si accedeva a sale per le riunioni legate al culto o alla rappresentanza dei dignitari regali.
Tra le ziqqurat più importanti ci sono le ziqqurat di Ur, Eridu, Uruk, Babilonia. Il volume è massiccio: simbolo di montagna sacra, quindi espressione del potere divino, collega idealmente la Terra al Cielo. Molto ben conservata è la ziqqurat di Luna Nanna a Ur. Fu edificata da Ur-Nammu, il primo re della terza dinastia Ur e da suo figlio. In origine erano tre i gradoni, alti circa 25 metri e poggiati su una base rettangolare. L'esempio più celebrato dagli storici è la ziqqurat di Etemenanki. Era collegata al tempio di Marduk a Babilonia. Si lega al mito della
Ziqqurat di Etemenanki (modello)

torre di Babele. Oggi ne rimangono poche rovine, ma ne conosciamo la descrizione grazie allo storico Erodoto. Aveva una base quadrata di 90 metri di lato. Possedeva 7 gradoni di altezza decrescente. 
Erodoto parla di scalinate attorno al monumento, spesso erronemanete interpretate come elicoidali. 
Il recinto esterno, quadrato, misurava 400 metri di lato ed era delimitato su due lati dalla via delle Processioni, che dopo aver attraversato il fiume, piegava verso la porta di Ishtar.

Il tempio 
 Diversamente da altre aree, in Mesopotamia il tempio mostra un'evoluzione lenta e graduale. 
  • la struttura è posta su una piattaforma artificiale rialzata. L'accesso avviene tramite rampa.
  • la pianta è spesso tripartita: un vano centrale triangolare è affiancato da due vani minori, sui lati.
  • l'ambiente centrale è una cella. Vi si accede lateralmente.
  • Le pareti presentano nicchie e pilastri aggettanti
  • l'altare è posto sopra un lato breve.
All'inizio i templi avevano anche funzione di magazzino per le scorte alimentari di tutta la città.
Un esempio è il Tempio Bianco di Uruk. Lungo 22,30 metri e largo 17, 50, era collocato su una grande terrazza ed era rivestito di calce bianca, da cui il nome. 
 

mercoledì 21 ottobre 2015

MESOPOTAMIA: la nascita delle città-stato

Fiume Nilo
Cinquemila anni fa si svilupparono le grandi civiltà dell'antico Egitto e della Mesopotamia. Entrambe avevano in comune la presenza di grandi fiumi che rendevano fertili i terreni e servivano anche come vie di comunicazione. Questi fiumi sono il Nilo in Egitto e il Tigri e l'Eufrate in Mesopotamia. 
Fiume Tigri


I popoli furono capaci di insediarsi in queste regioni, organizzarsi socialmente ed economicamente. In comune le due civiltà avevano anche l'organizzazione politica e sociale: un potere centrale nelle mani si un sovrano. 
In Mesopotamia, oltre a una crescita produttiva, ci fu un grande impulso culturale che portò alla nascita delle prime città nella storia dell'uomo: la cosidetta rivoluzione urbana.
I primi insediamento sorsero lungo le rive dei fiumi (città fluviali): è il caso di Ninive sulle sponde del Tigri e di Ur o Babilonia sul fiume Eufrate. Con lo sviluppo degli scambi commerciali, nacquero nuovi centri abitati, sedi di mercati. I più importanti erano in Siria e sulle rive del Mediterraneo (Ebla, Tiro, Biblo, Palmira).

IL FENOMENO DELL'URBANIZZAZIONE
Quando, sul finire del IV millennio, vennero fondate le prime città, esse assunsero tipologie del tutto nuove, che non rappresentavano assolutamente evoluzioni o ampliamenti dei villaggi neolitici preesistenti. Rispetto a un insediamento agricolo preistorico, infatti, la città non era solo più grande, ma anche e soprattutto diversamente organizzata. In essa, del resto, non vivevano né contadini, né allevatori, che preferivano rimanere nei villaggi, dove godevano di una evidente comodità nell'essere più vicini ai campi e al bestiame. 
Babilonia (ricostruzione)
Gli abitanti delle città erano quindi artigiani, mercanti, soldati, funzionari, magistrati e sacerdoti. Nella città antica, si andava precisando una netta divisione del lavoro, dalla quale è discesa in modo praticamente diretto, una prima suddivisione in classi sociali. Al vertice di questa gerechia, vi era il sacerdote, con il suo potere economico e politico, al quale si affiancava il re che aveva il compito di guidare l'esercito in guerra. C'erano poi i funzionari e gli scribi che si occupavano di registrare i contributi versati al tempio. Seguivano i guerrieri con il compito di difendere la città, e gli artigiani, i tessitori, i fabbri, gli allevatori e infine i contadini e gli schiavi.
Ogni classe trovava la proprio collocazione in uno spazio fisico ben defninito. Sorgevano interi quartieri nei quali si concentravano, ad esempio, tutti gli artigiani di un certo settore. Ogni quartiere era poi collegato con gli altri attraverso un sistema di strade il più regolare possibile, spesso a maglia ortogonale od organizzato intorno a luoghi-simbolo del culto (templi) o del potere (palazzo reale).
L'intero abitato, infine, era circondato da solide mura, di mattoni crudi, che vennero poi sostituiti da quelli cotti, più solidi e talvolta anche in pietra. La città diventa simbolo della potenza e della ricchezza dei suoi abitanti.
 
LE CITTÀ-TEMPIO DEL VICINO ORIENTE
Le città della Mesopotamia erano strettamente legate alla presenza del sovrano ed erano quindi organizzate intorno al palazzo reale. Il palazzo era il luogo di accumulazione, trasformazione e distribuzione della ricchezze della comunità, prime fra tutte le risorse alimentari. L'edificio era circondato da un'aura di sacralità, dovuta alla connotazione religiosa del sito. 
Il tempio è stata la prima architettura con un ruolo-guida nella società, grazie al forte valore simbolico. Per esempio, nelle città sumeriche, il monarca era anche sacerdote supremo e, secondo la mitologia, era fatto scendere dal cielo per governare.
Uruk (ricostruzione digitale)
La città aveva forma circolare e sviluppo radiale, era difesa da mura imponenti e suddivisa, al suo interno, da strade disposte secondo i punti cardinali. Al centro si innalzava la torre sacra, la ziqqurat.
Se in Egitto il processo di urbanizzazione fu improvviso e rapido a partire dalla fine del IV millennio, in Mesopotamia si sviluppò prima ma in modo graduale. Si è riscontrata, già in questa fase, una certa attività pubblica legata al tempio. Questo veniva collocato in posizione centrale. Assunse presto una specifica caratterizzazione architettonica, confermando inoltre la presenza di una organizzazione collettiva del lavoro: servivano grandi quantità di mezzi e di uomini, capaci di offrire prestazioni specializzate. Occorrevano strade e canali sicuri per il trasporto del materiale da costruzione.


sabato 17 ottobre 2015

Il fenomeno delle statue-stele

La diffusione delle statue-stele è uno degli aspetti più caratteristici dell'età del Rame europea, tra il 3400 e il 2200 a.C., e rigurda una vasta area geografica che va dalla Bretagna e Spagna fino all'Ucraina. 
La tradizione di questo tipo di monumento sembra affondare la sue radici nel mondo del megalitismo dell'Europa occidentale. 
Le statue-stele sono pietre rettangolari od ogivali che rappresentano una figura umana e, a differenza delle stele, sono lavorate su tutti i lati. Rispetto ai precedenti monumenti di epoca neolitica, le statue-stele hanno caratteristiche antropoforme: il volto è indicato secondo lo schema a T, cioè con l'arco sopraccigliare e il naso in rilievo, oppure in incavo a U; a volte sono segnati anche gli occhi, in rilievo o a incavo; le braccia sono rese a leggero rilievo, spesso l'avambraccio è piegato ad angolo retto e le mani sono quasi congiunte. Solo in alcuni casi sono delinate le gambe, mentre la testa può essere indistinta dal corpo, a calotta o con il collo distinto dalla spalle. 
In molte statue-stele non si sono esplicite caratterizzazioni sessuali: talvolta possono essere indicati in modo schematico i seni. mentre la presenza di armi contraddistingue gli uomini. Il corpo umano, pur con diverse varianti, non è mai rappresentato in modo naturalistico, ma piuttosto secondo un forte schematismo, quasi astratto; in alcuni gruppi invece, è precisa e minuziosa la riproduzione di armi, ornamenti e parti di abbigliamento.

Stele "Pontevecchio"
Un caso emblematico del fenomeno delle statue-stele è rappresentato dal gruppo delle statue-stele della Lunigiana e Garfagnana (nelle provincie di Massa Carrara e Lucca): da questa zona provengono una cinquantina di esemplari, in gran parte databili all'età del Rame (III millennio a.C.), tranne un piccolo gruppo appartenente alla prima età del Ferro (VII-VI sec a.C.). Si riconoscono due tipi principali di rappresentazioni: 
  • nel tipo "Pontevecchio" il corpo è leggermente trapezoidale, la testa a calotta è senza distinzione dal collo, il volto è incavato a U, la linea delle clavicole è evidenziata
  • nel tipo "Filetto-Malgrate" la testa è a forma di cappello da gendarme e il collo è distinto dal resto del corpo, il volto è incavato a U oppure reso con un rilievo circolare dalla cui sommità scende il naso.

 
Stele "Filetto-Malgrate"
In molte regioni le statue-stele facevano parte di santuari all'aperto costituiti da allineamenti o cromlech, oppure appartenevano ad aree o monumenti funerari. E' problematico dare una definizione del loro significato, poiché risulta connesso alla sfera del pensiero simbolico dell'uomo. Si ipotizza possa trattarsi di immagini legate al culto di una divinità o di monumenti commemorativi di personaggi eminenti a cui si attribuivano onori pari a una divinità. Sembra più probabile la prima ipotesi: le statue-stele rappresentano divinità protettrici sia del defunto sia del territorio della comunità.

mercoledì 14 ottobre 2015

Stonehenge: il cromlech del mistero

Stonehenge
Il più importante e celebrato dei cromlech è quello di Stonehenge, nella contea del Wiltshire in Inghilterra. Fu realizzato in tre fasi tra il 31 000 a.C. e il 1500 a.C.. Presenta una struttura circolare formata da 30 monoliti allineati e sormontati da architravi, in modo da creare una sequenza di triliti. Questi monoliti sono alti 4 metri e delimitano una circonferenza del diametro di circa 30 metri. 
Tutto il cromlech è circondato da un fossato di circa 98 metri di diametro e 6 di larghezza. All'interno invece c'è una struttura a ferro di cavallo che corrisponde forse a un cerchio incompiuto. Su alcune pietre sono rimaste le tracce di figure incise. Secondo un'opinione abbastanza comune, in età preistorica il cromlech sarebbestato un  osservatorio astronomico. I monoliti sarebbero stati disposti a formare un doppio colonnato con allineamenti che corrispondono alle posizioni del Sole nei solstizi d'estate e d'inverno. 
Attenzione particolare va posta sulle 56 buche che si trovano nell'anello esterno: sarebbero servite a contare gli anni (appunto 56) che separano, ciclicamente, un'eclissi solare dalla successiva.
Il cromlech sarebbe stato quindi usato per millenni come una sorta di calendario. Non si è ancora fatta luce sulle tecniche di edificazione e sull'imponenza dei mezzi usati in un periodo dove ancora non esisteva il trasporto su strada. Alcuni monoliti, in pietra azzurra di dolerite screziata, provengono da cave gallesi distanti 230 km.
Tutto il complesso,come detto in precedenza, è stato edificato in tre fasi:
Piantina
  • I fase (3100 a.C.): sarebbero stati realizzati lo scavo del fossato esterno, il cerchio più piccolo con 56 buche, dette "buche di Aubrey" e l'erezione di due pietre di ingresso, Hellstone.
  • II fase (2100 a.C.): sarebbero state portate in sito  le 80 pietre azzurre che formano il cromlech. Popolazioni appartenenti alla cultura del vaso campaniforme costruirono una via di accesso in terra battuta, delimitata da due argini e fossati paralleli, che correva dall'entrata fino al fiume Avon.
  • III fase (2000 a.C.): vengono disposte le pietre interne. Di queste ne sono rimaste solo 7.
Nel periodo seguente alle III fase, sono state collocate circa 20 pietre azzurre disposte ad ovale e, intorno al 1500, la formazione di altri 2 cerchi concentrici.

Il sito di Stonehenge ha, da sempre, affascinato studiosi, scrittori e pittori di tutto il mondo. Una delle teorie più amate è stata quella proposta da John Aubrey, studioso dal quale hanno preso il nome le 56 buche, secondo il quale questo complesso era un antico tempio dei druidi. I druidi erano sacerdoti che compivano riti sacrificali con animale e forse con esseri umani. Questa ipotesi ha affascinato per molti secoli poeti e pittori come Turner.
"Stonehenge" di Turner
Il poeta Byron scrive queste parole:

"I boschi dei druidi non esistono più: tanto meglio! Stonehenge c'è ancora ma cosa diavolo è?

La sua domanda è ancora senza una risposta certa. Una delle ultime teorie è quella del critico d'arte Julian Spalding, secondo il quale la soluzione del mistero non sarebbe a terra ma nel cielo. Secondo lo studioso, il sito era in centro di culto, meta di pellegrinaggi. La struttura in pietra sorreggeva una piattaforma in legno per ospitare i druidi e le persone in preghiera durante le rotazioni del cielo. Per comprendere meglio questa idea, ci si deve riferire al concetto di sacralità che, in tutti i popoli, inplica qualcosa al di sopra del terreno. Gli scienziati, però, non ne sono convinti perchè non ci sono prove a supporto di questa tesi.

sabato 10 ottobre 2015

Aosta, Malta e Sardegna

Piantina
Aosta megalitica
Aosta è la città italiana dove sono stati trovati la maggior parte dei resti megalitici in Italia. Questi resti testimoniano una società economicamente e culturalmente evoluta rispetto alle altre dello stesso periodo. Si tratta di un'area sepolcrale dove venivano celebrate anche cerimonie rituali. Durante gli scavi sono rinvenuti tombe, reperti, stele antropomorfe, dolmen e altri segni, come buchi per pali e arature sacre. 
Gli allineamenti sembrano seguire l'orientamento di un'area arata secondo precisi riferimenti astronomici. Tutti sono rivolti al sorgere del Sole nel solstizio d'inverno.
L'area fu probabilmente realizzata in tre fasi. I lati del basalmento triangolare su cui poggia il dolmen denominato tomba II, sono orientati secondo il tramonto e l'alba al solstizio d'inverno, il tramonto della Luna nella sua massima declinazione. 
E' molto interessante anche la disposizione delle stele-antropomorfe. Sono una vicina all'altra e di altezza compresa tra i 2 e i 3 metri. Seguono due allineamenti ortogonali, dentro l'area sacra. 

I templi di Malta
Templi di Ggantija
Dal IV secolo a.C., tutto l'arcipelago maltese fu interessanto da un'intensa fase costruttiva. Vennero erette architetture megalitiche molto originali, in particolare i complessi monumentali dei santuari. Questi templi sorgevano su alture o vicino guadi o approdi. La prima fase di questo periodo prende il nome dal sito di Ggantija, nell'isola di Gozo. Si tratta forse del primo esempio di architettura templare a lobi: un corridoio centrale sul quale si affacciano locali absidati, dietro ai quali tre altri vani sono disposti attorno a un cortile. Tutti i complessi sacri sono circondati un possente muro a forma di D. Questi edifici templari potevano raggiungere i 9 metri di altezza. Le facciate si aprivano  su ampi cortili. L'ingresso era segnalato da tre enormi monoliti. Gli interni venivano spesso intonacati, dipinti e arricchiti da rilievi geometrici o figure di animali. La tecnica realizzativa prevede la realizzazione di una doppia parete con blocchi squadrati di calcare, esternamente di grandi dimensioni, internamente più piccoli. Il tetto era in legno o paglia. 

Il megalistismo in Sardegna
Anche la Sardegna è protagonista del fenomeno del megalistismo, sia con strutture megalitiche vere e proprie, sia con i caratteristici nuraghi.
Tomba dei giganti
A partire dal IV millennio a.C. sono testimoniate sull'isola camere funerarie quadrangolari costituite da lastre verticali di pietra (tombe a cista), poste all'interno di circoli di lastrine di pietra; alle necropoli spesso sono associati menhir. Risale allo stesso periodo la domus de janas, sepolture collettive dentro piccole grotte scavate nella roccia. Ne esistono di diversi tipi: a pianta rotonda o quadrata, con più celle poste e T o a croce. Gli ambienti interni riproducono la struttura delle abitazioni: stanze circolari o rettangolari, tetti conici o a doppio spovente, soffitti sostenuti da pilastri o colonne, nicchie e giacigli di pietra. 
Dalla prima metà del II millennio a.C., compaiono le cosiddette "tombe dei giganti", strutture destinate a sepolture collettive, caratteristiche del megalistismo sardo. La particolarità sta nell'esedra frontale, composta da una serie di lastre verticali di altezza crescente verso il centro. La stele centrale è diversa dalle altre: i lati sono verticali e la parte superiore è arcuata. La base presenta una piccola apertura che immette nella camera sepolcrale.

Nuraghe sardo
Dello stesso periodo sono i nuraghi: sull'isola ce ne sono almeno 7 000. Se ne distinguono di due tipi: il nuraghe a tholos e il nuraghe a corridoio.
Il nuraghe a tholos è una torre troncoconica con una camera circolare interna che forma una volta ogivale. La torre a tholos è il nucleo originario di strutture più articolate con torri secondarie, cortili e bastioni. 
I nuraghi a corridoio hanno un corpo principale in muratura attraversato da un corridoio su cui si aprono una o più celle. Attorno al nuraghe si sviluppa un villaggio di capanne circolare di pietra con tetti di paglia. 

Il nuraghe ha spesso funzione militare, a protezione di un villaggio e di un territorio da cui il villaggio trae le risorse per la proprio sopravvivenza; il controllo dei campi, pascoli, corsi d'acqua, risorse minerarie doveva essere infatti motivo di scontri frequenti tra le comunità.


mercoledì 7 ottobre 2015

Le costruzioni megalitiche

Le costruzioni megalitiche risalgono all'ultima fase del Neolitico. Il termine deriva dal greco mégas, grande, e lìthos, pietra. Sono costruzioni destinate soprattutto al culto.
Esistono tre tipi di costruzione megalitica:
Menhir circolare in Scozia
  • i menhir costituiti da una pietra conficcata nel terreno, di forma troncoconica o parallelepipeda posta forse a indicare un luogo di sepoltura. Sono alti da 2-3 metri a 6 metri. Ci sono eccezioni però, come il menhir di Kerlos in Bretagna e alto 9,5 metri e quello di Locqmariaquer alto 23,5 metri. I menhir possono essere isolati o presenti in allineamenti rettilinei o circolari, soprattutto in Bretagna e Gran Bretagna. 
Dolmen in Irlanda

  • i dolmen sono costituiti da due blocchi di pietra infissi nel terreno, cui è sovrapposta una lastra orizzontale. Il dolmen ha un carattere sepolcrale: può essere una tomba individuale o collettiva. In questo caso è formato da più blocchi portanti e talvolta presenta un corridoio di accesso. L'insieme poi è tutto ricoperto di terra. Questo sistema costruttivo è il primo utilizzato dall'uomo e viene chiamato trilitico, perchè composto da tre pietre: due verticali, dette piedritti che sostengono una orizzontale detta architrave. In Italia, i dolmen più antichi si trovano in Sardegna.

Cromlech di Almendres
  •  i cromlech sono una serie di dolmen disposti in modo da formare un figure circolare concentriche. Sono tipici dell'Europa centro-settentrionale e nell'area del Mediterraneo. Spesso sono orientati secondo precise direzioni astronomiche, riferite al Sole o alla Luna. 

Alla varietà di strutture corrisponde una pluralità di funzioni. In alcuni casi si tratta di tombe collettive in cui vengono deposti più defunti in tempi diversi. A volte, all'interno sono stati rinvenuti oggetti di corredo come armi in selce, vasellame, ornamenti e asce. Spesso sia sulle lastre dei dolmen che su quelle dei menhir si trovano segni o figure incise: motivi geometrici, disegni di asce, corna, simboli solari, idoli femminili.

lunedì 5 ottobre 2015

L'incisione a graffito: la Valcamonica

Questa tecnica consiste semplicemente nel "graffiare" la roccia, con una punta metallica o con una pietra dura e appuntita. L'arte delle incisioni è spesso legata alla religione. Le incisioni rupestri hanno forse origine  sul versante iberico dei Pirenei, ma si sono poi diffuse nel IV millennio in tutta Europa.
Un esempio perfetto è quello dei graffiti della Valcamonica, opera dei Camuni. Risalgono al Neolitico ma si spingono fino all'avvento dei Romani nella valle e persino al Medioevo. Le rocce arenarie di questa zona, levigate dai ghiacciai del Pleistocene, hanno creato la base perfetta per le raffigurazioni. A partire dell'Età del Ferro, nel IX secolo a.C., scompaiono le figure isolate o le composizioni di oggetti: armi e manufatti sono impugnati e utilizzati dai protagonisti delle scene, che acquistano così movimento e forza espressiva. 
Incisioni Valcamonica, I millennio a.C.

Le incisioni possono essere filiformi, cioè ottenute tracciando le linee con uno strumento appuntito, oppure eseguite con la tecnica della martellina o picchiettatura, che consiste nel colpire ripetutamente la roccia con un percussore litico in modo da realizzare una serie di punti incavati a comporre un segno continuo. 

Le figure animali, in prevalenza cervi e cavalli, hanno un corpo massiccio, rettangolare, mentre gli arti sono rappresentati in movimento. 

Le figure umane hanno invece un corpo a trapezio allungato; le gambe, in proporzione piccole, sono parallele o divaricate; le braccia sono alzate a mostrare le armi, o ripiegate ad U; la testa è un cerchio pieno, distinto dal collo.

Il duello e la caccia, frequentemente associati e ripetuti in modo ossessivo, sembrano alludere a esercizi atletici o comportamenti rituali: l'ostentazione delle armi, l'itifallia dei duellanti, rendono queste incisioni una forma di esaltazione della virilità. Si può quindi supporre che le immagini abbiano un carattere votivo, cioè siano state offerte a divinità  da parte di giovani che superavano determinate prove di passaggio alla condizione di guerrieri ed adulti.


venerdì 2 ottobre 2015

L'arte nel Neolitico

Il Neolitico è il periodo più recente dell'Età della pietra: è il momento in cui la pietra levigata sostituisce quella scheggiata tipica del Paleolitico. I mutamenti più significativi avvengono a livello sociale e produttivo. L'uomo inizia a dedicarsi all'agricoltura e alla pastorizia. E questo lo porta a diventare sedentario: lo stanziamento consente poi di stabilire relazioni sociali più intense.
L'uomo acquisisce nuove abilità e tecniche: impara a tessere le prime fibre vegetali, costruisce i primi telai, riconosce i diversi tipi di pietre e il loro uso, costruisce asce per il disboscamento, cuoce e conserva i cibi. Questo cambiamento è noto come "rivoluzione neolitica".
Mentre l'uomo del Paleolitico era dipendente dal proprio habitat, l'uomo del Neolitico intraprende un cammino di dominio sulle risorse naturali: seleziona le specie o le caratteristiche più favorevoli provocando mutazioni morfologiche, interviene sui ritmi di crescita, controlla i cicli di produzione, nascita e morte, modifica l'ambiente che lo circonda.
Giara da Tell Hassan
Anche la produzione artistica subisce un cambiamento e si differenzia in base alla cultura e all'area geografica. Per capire meglio le diverse fasi è utile lo studio della ceramica: in particolare ciotole e vasi.
Alla fine del VII millennio, la ceramica era diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo. E' nota la produzione di vasi campaniformi, cioè a forma di campana rovesciata, decorati  con linee parallele, diritte od ondulate, motivi ad intreccio, cerchi o spirali. Ed è proprio la spirale il motivo nuovo di questo periodo: la ritroviamo sulle ceramiche ma anche sulle incisioni rupestri. La linea circolare, che torna verso il punto centrale, viene interpretata come la ciclicità dei ritmi biologici e riproduttivi dell'uomo e della natura.
Pastori e bovini, pittura dei Tassili
Le prime espressioni artistiche riguardano però la produzione di statue-stele, statuette fittili (cioè in terracotta), incisioni e dipinti. L'uomo neolitico ha la consapevolezza dell'ambiente che lo circonda. Lo si può notare nelle figure animali, come il bisonte, nella Pittura rupestre dei Tassili, ritrovata nel Sahara. Le forme però sono molto schematiche: spesso le figure sono individuate solo con pochi tratti. Compaiono segni geometrici. Le immagini servono a documentare un avvenimento o trasmettere un'informazione.  


Le prime forme di architettura e la nascita delle città
Terramare emiliana
Le prime forme di architettura risalgono a quando l'uomo è diventato sedentario, dando origine a veri e proprio villaggi. Interessanti sono i villaggi palafitticoli, le cui case sono cioè elevate su piattaforme sostenute da pali conficcati nel terreno. Questo tipo di soluzione abitativa era molto diffuso su tutto l'arco alpino. Un particolare villaggio palafitticolo è quello delle terramare, molto numerose in Emilia-Romagna. Questi insediamenti erano delimitati da un argine e da un fossato. 
Sassi di Matera
Un altro metodo era quello di scavare le abitazioni nella pietra o negli anfratti del terreno. L'esempio più famoso è quello dei Sassi di Matera, composti da caverne scavate nel tufo, a volte sovrapposte le une alle altre e disposte lungo un ripido pendio. Il primo insediamento risale a 10 000 anni fa. Le parti scavate e quelle costruite si compenetrano, in modo che il tetto di un'abitazione diventi la strada di accesso all'altra superiore.