La statuaria paleobabilonese non è documentata da reperti abbondanti ed è spesso frammentaria. Spesso è stata rinvenuta lontano dai luoghi di origine e mai dai centri maggiori del periodo (Isin, Larsa e Babilonia). Gli esemplari più antichi sembrano essere le statue provenienti da Eshnunna, che mostrano volumi piatti se riferiti ai ritrovamenti che caratterizzano in seguito questo periodo. Tutto il periodo sembra essere influenzato da quello neosumerico: lo si nota, soprattutto, nella fisionomia dei volti (sopracciglia unite e rese a spina di pesce, capelli divisi in modo ordinato sulla fronte).
Tutte queste caratteristiche sono molto evidenti in una testa di sovrano paleobabilonese in diorite rinvenuta a Susa. La tiara a calotta con un alto bordo verticale è ripica degli ambienti neosumerici o paleobabilonesi arcaici, sebbene compaia anche con Gudea di Lagash. Anche la struttura della barba, con i riccioli sempre più lunghi presso la parte terminale e baffi incisi sembrano derivare dalla tradizione neosumerica.
Alcuni aspetti estetici, le sopracciglia unite, i capelli ondulati permettono di datare la statua al XIX secolo a.C., escludendo quindi che il sovrano sia Hammurabi.
La statuaria degli ultimi anni del periodo paleobabilonese mostrano volumi più liberi e corpi modellati senza seguire schemi. Frequente è anche l'uso dell'incisione per rendere particolari anatomici o delle vesti.
Testa di sovano |
Alcuni aspetti estetici, le sopracciglia unite, i capelli ondulati permettono di datare la statua al XIX secolo a.C., escludendo quindi che il sovrano sia Hammurabi.
La statuaria degli ultimi anni del periodo paleobabilonese mostrano volumi più liberi e corpi modellati senza seguire schemi. Frequente è anche l'uso dell'incisione per rendere particolari anatomici o delle vesti.
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