venerdì 29 aprile 2016

I BABILONESI: il periodo Cassita (1595 - 1150 a.C.)

A seguito della grave crisi politica della I dinastia di Babilonia e della presa della città da parte del sovrano ittita Murshili I, i Cassiti, popolazione originaria dei monti Zagros, assumono il potere in tutta la Mesopotamia meridionale, andando a ricoprire diversi ruoli dirigenziali che permetteranno loro di governare per circa 400 anni.
Gli eventi militari che caratterizzano il regno cassita sono quasi del tutto sconosciuti, mentre ci sono diverse testimonianze sulla natura diplomatica delle relazioni tra i nuovi sovrani di Babilonia e i faraoni d'Egitto. Gli archivi di Amarna hanno fatto luce sui rapporti di forza che dovevano essersi creati in Mesopotamia tra il regno cassita e quelli di Mitanni, Khatti e poi Assur. 
Le vicende storiche più note sono quelle del XIII secolo a.C. quando Nazi-Marutash viene sconfitto duramente dagli Assiri. Il suo successore stringe alleanze con Hattushili per fronteggiare la minaccia assira in Mesopotamia. In particolare, è Tukulti-Ninurta I ad assediare, sconfiggere e saccheggiare Babilonia.
La concomitante ascesa del regno medioelamita pone fine al controllo cassita su tutta la Babilonia, dopo la conquista e il saccheggio di numerose città fluviali. La statua di Marduk, conservata nell'Esagila di Babilonia, viene trasferita a Elam.

mercoledì 27 aprile 2016

I BABILONESI: il bronzo

Prende il nome di bronzo una categoria di leghe metalliche composte principalmente da rame (dal 70% al 90%) e stagno ma nella quale possono entrare anche piombo e zinco.
Si pensa che la lavorazione più antica abbia avuto inizio mediante martellatura dei metalli trovati allo stato nativo. La scoperta che il rame si può ottenere con fuoco da alcuni minerali come la cuprite, la malchite o
Pazuzu
l'azzurrite sembra collocarsi tra il 4000 e il 3500 a.C. Successivamente, l'aggiunta di altri minerali ha portato alla scoperta del bronzo, materiale più resistente e più facile da utilizzare mediante fusione.
Il punto di liquefazione del rame (1085°) è inferiore, tra i metalli usati in età preistorica, solo a quello del ferro (1530°), ma è molto superiore a quello degli altri metalli; la lega con questi lo abbassa però notevolmente.
Tuttavia la temperatura del metallo durante la lavorazione a stampo deve essere molto alta durante il getto così che la lega abbia la fliudità necessaria a penetrare ovunque e non subisca raffreddamenti eccessivi a contatto con la forma. Per questi motivi è presente lo stagno, il più importante e costoso tra i metalli "dolci" che entrano nelle leghe bronzee. Aumentando la percentuale di questo metallo, la lega diventa non soltanto più fluida, ma anche progressivamente più dura e più fragile allo stato solido.
L'insieme di queste caratteristiche è essenziale dal punto di vista del lavoro dello scultore. Infatti i bronzi contengono una forte percentuale di rame risultando più malleabili ma anche più imprecisi, circostanza che rende necessaria un'accurata rifinitura a sbalzo e a cesello. Le leghe che contengono alte percentuali di stagno e zinco presentano invece, allo stato fuso, un alto grado di fluidità che consente una perfetta circolazione all'interno della forma, della quale riproducono ogni minimo particolare, ma forniscono getti così duri e fragili da essere difficili da lavorare a freddo.

venerdì 22 aprile 2016

I BABILONESI - PERIODO PALEOBABILONESE: la toreutica

Si conosce poco dell'arte bronzistica del periodo paleobabilonese. Di grande spessore artistico è, però, una protome di leone accosciato in rame rinvenuta a Mari, che doveva essere posta all'ingresso del tempio di Dagan. Qui svolgeva la funzione apotropaica che, in epoche posteriori, sarà assunta dai lamassu collocati presso gli stipiti degli ingressi monumentali delle fabbriche palaziali neoassire.
Chiodo
Ampia documentazione di arte toreutica si ha dalle figurine in bronzo inserite, per il loro valore protettivo, nelle fondazioni dei complessi edificati o ampliati. 
Un esempio è il chiodo di fondazione conservato a Berlino con l'iscrizione di Kudur-Mabug e di suo figlio Rim-Sin di Larsa.

Queste statuine, che ideologicamente volevano presentare il sovrano come ideatore e artefice del restauro o della costruzione dei maggiori complessi sacri, rappresentano una delle migliori evidenze dirette sull'arte toreutica delle botteghe della Mesopotamia centro-meridionale durante i primi secoli del II millennio a.C.
Questa produzione continua con il periodo paleobabilonese, quando le forme tendono ad essere più pesanti  e meno armoniche rispetto al periodo neosumerico.

domenica 17 aprile 2016

I BABILONESI - PERIODO PALEOBABILONESE: la glittica

La glittica dell'inizio del II millennio della Babilonia centrale e meridionale rielabora il tema della lotta tra eroi e uomini-toro, riprendendo il modello neosumerico. 
Il campo scenico viene arricchito con elementi mitologici e fantastici. La vecchia fiera capovolta soggiogata dall'eroe viene sostituita  da un confronto tra un capride, anch'esso capovolto, e l'eroe nudo, con barba lunga e cintura di corda che gli cinge tre volte la vita. 
Continua la classica scena di introduzione sviluppata dalle botteghe neosumeriche, anche se con alcune varianti di stile e di composizione delle figure. Queste non sono più in piedi ma sedute, con nuovi simboli che permettono di riconoscere immediatamente le divinità.
Le differenze più evidenti sono:
  • nella posizione della dea intercedente, ora dietro il fedele e non più davanti
  • nell'atteggiamento delle sue mani, entrambe alzate al posto di una
  • nel gesto del fedele, che spesso porta un'offerta
  • nella posizione della divinità maggiore, in piedi, con una gamba sopra una protome (busto) leonina, uno sgabello o una montagna stilizzata
 Dal punto di vista delle innovazioni iconografiche e simboliche abbiamo:
  • il disco radiale è racchiuso all'interno della falce lunare
  • la lunga veste del fedele è molto più accurata
  • il dio riceve con una gamba appoggiata a uno sgabello
Le divinità più attestate sono Ishtar e Shamash che vengono rappresentate nel loro aspetto guerriero (Ishtar) e di garante dell'equità sociale (Shamash). Il dio sole è spesso raffigurato con la tiare a più corna, con lunga veste striata aperta sul davanti, mentre riceve un fedele; la sua gamba poggia su di un alto sgabello e su di un monte stilizzato. Le due faretre incrociate sulle spalle, l'emblema della protome leonina tenuta nella mano destra sono gli attributi della dea guerriera; il vestito è lungo e striato, l'altra mano impugna spesso un'arma ricurva che sarà usata molto, in seguito, nella statuaria regale neoassira.
Sigillo di Sin-Ishmeanni
Nel sigillo di Sin-Ishmenanni, sono evidenti i temi trattati già nel periodo neosumerico: la figura del re divinizzato che accoglie ufficiali/fedeli introdotti da una divinità minore, secondo uno schema ripetitivo. L'intero campo scenico è arricchito da crescenti lunari, ovvero falci di luna che racchiudono dischi radiali, oppure astrri come globi e stelle. 
Il tema di rappresentazione prevede la presenza di un personaggio reale ovvero divino, seduto sul trono senza schienale. Porta abito a balze di lana e tiare a corna. Riceve, con un braccio proteso, l'orante.
Questi, spesso privo di capelli o di copricapo, incede verso il supposto sovrano a mani conserte  o alzate. Il vestito è lungo e da cerimonia, con drappi lungo i bordi della stoffa. La piccola figura tra il re e il fedele potrebbe rappresentare il figlio al quale è donato il sigillo come avvienenel più noto sigillo di Kirikiri, governatore di Eshnunna. Lo stile complessivo presenta le figure in una ordinata contrapposizione, che si mostra in una equa divisione dello spazio, nell'esasperato verticalismo dei personaggi e nei vistosi vuoti della metopa.

lunedì 11 aprile 2016

I BABILONESI - PERIODO PALEOBABILONESE: il rilievo

In questo periodo si affermano le stele che evocano raccolte di sentenze giudiziarie, oltre alla tradizionale pietra centinata che invece celebra le vittorie di guerra o la costruzione di nuovi canali o complessi templari. le opere giunte fino a noi non sono numerose ma ci permettono di riconoscere un modello secondo il quale si privilegiano le forme tonde e un grande realismo descrittivo.
Codice di Hammurabi
Il Codice di Hammurabi è l'opera perfetta per riconoscere gli elementi comuni dell'arte del periodo paleobabilonese. Il codice di leggi era eretto, originariamnete, a Sippar, presso il santuario dell'Ebbar di Shamash, mentre alcune copie erano collocate nei templi di Enlil a Nippur e di Marduk a Babilonia. E' stato rinvenuto a Susa perchè trasferito a seguito delle conquiste avvenute in Babilonia. 
L'iscrizione contiene una breve introduzione e 282 articoli di leggi che investono sia la vita pubblica sia quella privata: il testo tuttavia non doveva essere un vero e proprio codice di leggi ma una raccolta di sentenze giudiziarie rappresentate in forme giuridiche generali. 
Hammurabi ha una tiara a calotta con una banda alta di tradizione neosumerica, porta una lunga veste esolleva il braccio destro nella classica posa che identificava il fedele. Il sovrano è davanti a Shamash che, seduto su un trono decorato con un prospetto di un tempio, si erge sopra le montagne d'oriente dove sorge il sole. Il dio porta una tiare a corna, il tradizionale mantello a balze di lana, il listello e la corda, strumenti di misura e simboli di equità e giustizia. Alle sue spalle fuoriescono i raggi solari.
Prima ancora di essere un monumento giuridico, la stele di Hammurabi è uno strumento di propaganda con cui il sovrano presenta a Shamash le leggi promulgate e, nello stesso tempo, si celebra come realizzatore in terra dell'equità e della giustizia sociale voluta dal dio.

martedì 5 aprile 2016

I BABILONESI - PERIOSO PALEOBABILONESE: dea dalle acqua zampillanti

La statua proviene da Mari e risale al XVIII secolo a.C. Oggi è conservata al Museo Archeologico Nazionale di Aleppo. La produzione statuaria del periodo paleobabilonese conosciuta da Mari, città del medio corso dell'Eufrate, mostra tratti stilistici e di realizzazione tecnica prossimi alle coeve sperimentazioni della Babilonia. 
Dea dalla acqua zampillanti
La dea indossa una tiara a corna che la identifica come una divinità. Gli occhi sono incavi per ospitare pietre preziose, secondo tecniche di incrostazione già conosciute  verso la fine del IV e l'inizio del III millennio a.C.
La dea tiene tra le mani un vaso da cui, tramite un condotto interno, usciva l'acqua simbolo di fertilità e di prosperità. Questa combinazione di elementi trova ampia diffusione nella contemporanea e più antica produzione di sigilli a cilindro, dove spesso il vaso con acqua zampillante era associato a figure mitologiche, divinità o sovrani.
La dea indossa una collana a sei giri, formata da piccole sfere che si fanno più grandi nella parte inferiore. La veste è decorata da incisioni ondulate e da pesci.
Nonostante le reminiscenze neosumeriche, la sinuosità, il volume e il plasticismo che pervadono la statua hanno forti richiami nelle contemporanee botteghe della Mesopotamia centro-meridionale del II millennio.