martedì 19 gennaio 2016

I SUMERI - PERIODO PROTODINASTICO: la Stele degli Avvoltoi

Questa stele rappresenta una nuova complessità di composizione, un nuovo modo di esprimere concetti simili a quelli del periodo precedente ma soprattutto testimonia un nuovo pensiero, un nuovo approccio ideologico e nuove idee che arriveranno alla piena espressione nel successivo periodo Akkadico, quando radicali cambiamenti nel concepire la figura del sovrano e le divinità stravolgeranno il sistema ideologico dell'uomo mesopotamico e le principali produzioni artistiche del territorio.
La stele esaspera la narrazione preoccupandosi di descrivere quanto successo ma anche, allo stesso tempo, come e perchè successe concentrandosi sulle relazioni tra il sovrano, il suo esercito, i nemici e la divinità attraverso l'uso di simboli che ne semplificassero la codifica. La stele, in questo modo, non racconta solo l'evento ma cerca anche di spiegarne gli esiti e le cause attingendo a quel serbatoio di ideologie e pensieri che condozionerà tutte le altre produzioni artistiche.
Verso della stele
La Stele degli Avvoltoi è per molti aspetti il monumento che sancisce l'inizio della narrativa storica nell'arte mediorientale ed è pertanto stata oggetto di molte ricostruzioni e interpretazioni. Quelle più diffuse vogliono la stele divisa in recto e verso, cioè il lato storico e quello mitologico del conflitto incorso tra Lagash e Umma.
Altro frammento del verso della stele
Il verso della stele presenta il sovrano dalle dimensioni maggiori, mentre aggredisce il nemico in prima persona, fortemente caratterizzato per abbigliamento, acconciatura e centralità della rappresentazione.Il sovrano è sempre rappresentato con l'elmo liscio e i capelli raccolti in uno chignon sulla nuca. La veste regale da guerra è costituita da una gonna a ciocche coperta da un mantello, portato di traverso, che cade sulla sola spalla sinistra. L'esercito che segue il sovrano, invece, è una massa informe che deve conferire solo un senso di moltitudine e potenza in cui elmetti, lunghe lance e scudi emergono da un insieme indefinito. Si noti, infatti, come le lance siano più numerose delle teste. I cadaveri dei nemici sono calpestati dall'inarrestabile esercito del re Eannatum.
Uno stormo di avvoltoi tiene nel becco  le teste e le membra dei nemici sconfitti, simbolo dell'ascesa dell'esercito lagashita
Recto della stele
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Il recto della stele, invece, riporta l'iscrizione che ricorda il conflitto tra le città di Lagash e Umma per il possesso dei fertili campi e del canale Gu-edenna. Eannatum riporterà una vittoria schiacciante determinata, come appare evidente nella stele, da un decisivo volere divino. Ningirsu, dio cittadino di Lagash, dalle dimensioni assai più grandi e con uno scettro nella mano destra, è rappresentato mentre tiene nella mano sinistra un Imdugud, simbolo della divinità, che sovrasta due protomi leonine che, a loro volta, sigillano una rete in cui sono posti i nemici sconfitti. La figura del dio che soggioga i nemici costretti nella rete, spiega l'esito della battaglia rappresentata sulla facciata opposta. Da un punto di vista stilistico, la divisione della stele in registri è una fortunata intuizione che avrà ampia diffusione in tutta l'arte del rilievo preclassico.
La stele unisce un impianto iconografico a un racconto scritto che bene spiega le cause e l'esito dello scontro rappresentato. Oggi la stele è conservata in frammenti al Louvre. In origine era composta da un'unica lastra verticale non molto spessa, alta 188 cm e culminante con un profilo stondato.

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