Lo stendardo di Ur è una cassetta dalle facciate rettangolari e dai lati trapezoidali che mostrano una divisione in registri, i cui listelli divisori sono realizzati con piccole piastrine ottenute da conchiglie provenienti dell'oceano Indiano e con minuscoli frammenti di lapislazzuli.
Lo stendardo è stato rinvenuto presso il cimitero reale della città, nella tomba 779, assieme ad altri straordinari corredi che rappresentano le più significative scoperte archeologiche di tutto il XX secolo.
Su un lato sono rappresentate scene di una guerra vinta dai Sumeri, nell'altro scene tipiche dei periodi di pace. Le figure, rappresentate in modo bidimensionale, sono distribuite in fasce orizzontali sovrapposte. In entrambi i pannelli la lettura narrativa procede dal basso verso l'alto e da sinistra a destra.
La composizione è ritmica, anche se in ogni fascia le figure sono disposte a intervalli diversi, ed esprime il senso del movimento. I personaggi rilevanti sono rappresentati secondo i canoni convenzionali, con il volto, le gambe e i piedi di profilo, e gli occhi e il torace di fronte, per metternene in evidenza l'importanza. Prigionieri e schiavi hanno invece forme e peso più liberi. Il fondo, in entrambi i pannelli, è fatto di lapislazzuli, pietre dure di colore blu scuro, sul quale sono state inserite conchiglie, pietre di calcare rosso e madreperle bianche. Le scene sono raccontate attraverso tre registri.
Facciata della guerra |
Facciata della pace |
Nei registri inferiori si vedono servi, pastori, contadini che portano i loro prodotti a palazzo: sacchi di cereali, montoni, buoi, pesce, legna.
I lati brevi dello stendardo erano composti da motivi mitologici che ricordano l'eroe, forse trasposizione del re stesso, che uccide la gazzella, l'aquila leontocefala che artiglia un toro androcefalo accovacciato, capridi rampanti, uno dei quali con una coppa in mano, e vaghe rappresentazioni della natura selvatica.
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