In tutto il Paleolitico la figura umana è poco frequente e comunque è resa in forme approssimative. Costituiscono un'eccezione le cosiddette Veneri, statuette a tuttotondo scolpite in pietra, in osso o in avorio e rappresentanti figure femminili dalle forme molto accentuate.
Le Veneri sono state rinvenute tutte in Europa, dalle Coste dell'Atlantico alla Siberia (sono circa 140), ed hanno in comune la dimensione contenuta: dai 2-3 centimentri ai 22-23 centimetri.
Hanno in comune soprattutto l'accentuazione dei caratteri della femminilità. Generalmente le estremità, mani e piedi, sono appena accennate o mancano del tutto, forse perché la statuetta veniva conficcata tra le rocce della caverna o nei campi, secondo usanze rituali. I seni, il ventre, il pube e le natiche sono invece rappresentati con precisione e con dimensioni esagerate.
Recentemente è stata suggerita l'ipotesi che in qualche caso le Veneri venissero poste all'interno di templi o santuari, in relazione al culto della dea-madre. Ciò sarebbe suggerito dal ritrovamento, in Dordogna, di più statuette femminili in un'unica stazione archeologica, al centro dell'abitato paleolitico. Non è da escludere che la loro presenza sia dovuta al culto degli antenati, nel quale il tema della fecondità veniva associato a quello della continuità della vita, fondato sulla concezione sacrale della famiglia o della tribù.
Ciò può essere confermato dal rinvenimento di alcune Veneri presso focolari o all'interno di capanne, quasi fossero idoli posti a protezione dei luoghi domestici. Possono essere considerate una sorta di precursore della Magna Mater di età storica.
Ogni statuetta mette in rilievo gli attributi femminili, lasciando indeterminate le altre parti. Molto particolare è la Venere di Lespugne, in cui l'esecutore ha raggiunto una sintesi così elevata da iscrivere la forma umana in un volume romboidale. Le Veneri presentano un altro aspetto unico: un marcato principio di simmetria. Lo si vede molto bene nella Venere di Willendorf, la cui ipertrofia dei glutei, dei seni e persino l'evidenza del pube sono sottolineate mediante interessanti accorgimenti, quali la posizione delle mani o la dettagliata acconciatura, che a sua volta annulla la presenza del viso.
La Dama di Brassempouy
La Dama (ritrovata a Landes, in Francia) è scolpita nell'avorio ed è alta 3,7 centimentri. Pur essendo priva del corpo, l'impressione immediata è che rappresenti un ideale femminile che si discosta dai canoni delle veneri dello stesso periodo.
Incisioni verticali e orizzontali profonde formano sulla testa un reticolo che corrisponde a una acconciatura o a una reticella per trattenere i capelli; l'insieme della capigliatura, lunga alle spalle, dà slancio alla figura.
Il viso, in cui sono delineati con precisione occhi e naso, è molto espressivo: alcuni studiosi ritengono che per queste caratteristiche, di gran lunga superiori alle altre veneri, la Dama sia da considerare un ritratto.
La Venere di Willendorf
Risale al 23 000 a.C.. La pesante ed elaborata acconciatura fatta di piccole protuberanze, da alcuni intesa come un copricapo, crea una superficie movimentata che equilibra la morbida e liscia rotondità del resto del corpo.
E' realizzata in pietra calcarea ed è alta 11 centimetri. Le sue forme sono abbondanti, con una forte esasperazione dei seni, del ventre e delle cosce, in contrasto con le braccia sottili appoggiate al petto e con le gambe tozze.
L'accumulo di grasso sopra le ginocchia è un dettaglio di grande naturalismo, che conferisce realismo a una figura che sembrerebbe astratta nelle forme e nei volumi.
La Venere di Lespugne
E' alta circa 15 cm ed è in avorio di mammut. Anche in questo caso le braccia sottili sono appoggiate su seni enormi che quasi scendono oltre i fianchi.
Per la prima volta si nota anche la presenza di un tessuto: sui fianchi e sotto i glutei è possibile osservare una sorta di gonnella sfilacciata sul fondo.
Come per le altre veneri del Paleolitico, anche queste potrebbe essere il simbolo della fecondità e della fertilità. Purtroppo è stata danneggiata al momento del ritrovamento.
Recentemente è stata suggerita l'ipotesi che in qualche caso le Veneri venissero poste all'interno di templi o santuari, in relazione al culto della dea-madre. Ciò sarebbe suggerito dal ritrovamento, in Dordogna, di più statuette femminili in un'unica stazione archeologica, al centro dell'abitato paleolitico. Non è da escludere che la loro presenza sia dovuta al culto degli antenati, nel quale il tema della fecondità veniva associato a quello della continuità della vita, fondato sulla concezione sacrale della famiglia o della tribù.
Ciò può essere confermato dal rinvenimento di alcune Veneri presso focolari o all'interno di capanne, quasi fossero idoli posti a protezione dei luoghi domestici. Possono essere considerate una sorta di precursore della Magna Mater di età storica.
Ogni statuetta mette in rilievo gli attributi femminili, lasciando indeterminate le altre parti. Molto particolare è la Venere di Lespugne, in cui l'esecutore ha raggiunto una sintesi così elevata da iscrivere la forma umana in un volume romboidale. Le Veneri presentano un altro aspetto unico: un marcato principio di simmetria. Lo si vede molto bene nella Venere di Willendorf, la cui ipertrofia dei glutei, dei seni e persino l'evidenza del pube sono sottolineate mediante interessanti accorgimenti, quali la posizione delle mani o la dettagliata acconciatura, che a sua volta annulla la presenza del viso.
La Dama di Brassempouy
La Dama (ritrovata a Landes, in Francia) è scolpita nell'avorio ed è alta 3,7 centimentri. Pur essendo priva del corpo, l'impressione immediata è che rappresenti un ideale femminile che si discosta dai canoni delle veneri dello stesso periodo.
Incisioni verticali e orizzontali profonde formano sulla testa un reticolo che corrisponde a una acconciatura o a una reticella per trattenere i capelli; l'insieme della capigliatura, lunga alle spalle, dà slancio alla figura.
Il viso, in cui sono delineati con precisione occhi e naso, è molto espressivo: alcuni studiosi ritengono che per queste caratteristiche, di gran lunga superiori alle altre veneri, la Dama sia da considerare un ritratto.
La Venere di Willendorf
Risale al 23 000 a.C.. La pesante ed elaborata acconciatura fatta di piccole protuberanze, da alcuni intesa come un copricapo, crea una superficie movimentata che equilibra la morbida e liscia rotondità del resto del corpo.
E' realizzata in pietra calcarea ed è alta 11 centimetri. Le sue forme sono abbondanti, con una forte esasperazione dei seni, del ventre e delle cosce, in contrasto con le braccia sottili appoggiate al petto e con le gambe tozze.
L'accumulo di grasso sopra le ginocchia è un dettaglio di grande naturalismo, che conferisce realismo a una figura che sembrerebbe astratta nelle forme e nei volumi.
La Venere di Lespugne
E' alta circa 15 cm ed è in avorio di mammut. Anche in questo caso le braccia sottili sono appoggiate su seni enormi che quasi scendono oltre i fianchi.
Per la prima volta si nota anche la presenza di un tessuto: sui fianchi e sotto i glutei è possibile osservare una sorta di gonnella sfilacciata sul fondo.
Come per le altre veneri del Paleolitico, anche queste potrebbe essere il simbolo della fecondità e della fertilità. Purtroppo è stata danneggiata al momento del ritrovamento.
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