lunedì 28 settembre 2015

La grotta di Lascaux

La grotta di Lascaux, o meglio le grotte, sono un complesso di caverne della Francia sud-occidentale. Si trovano nelle vicinanze di Montignac, nella Dordogna. Sono diventate Patrimonio dell'UNESCO nel 1979. Sono state scoperte nel 1940 da quattro adolescenti. Nei boschi intorno a Montignac, si era aperto un buco in seguito alla caduta di un grande pino. I quattro ragazzi si sono calati nell'apertura e hanno trovato l'ingresso originario della grotta.
Lascaux, frequentata tra il 15000 e il 14500 a.C., è un eccezionale documento  dell'arte parietale del Paleolitico per l'organicità della rappresentazione, la ricchezza e varietà dei soggetti, l'espressività e la grandiosità delle figure. La grotta si sviluppa per una lunghezza di 250 metri con un dislivello di circa 30 metri, strutturata con una serie di gallerie e ambienti più ampi:
  • la grande sala dei tori
  • il diverticolo assiale
  • il corridoio
  • la navata
  • l'abside
  • la sala dei felini
  • il pozzo 
Nella sala dei tori si fronteggiano due branchi di animali tra cui compare un animale immaginario dal corpo di cavallo con due lunghe protuberanze sulla fronte, tradizionalmente definito "liocorno": è uno dei rari esempi di figure fantastiche o mostruose presenti nll'arte paleolitica, che, per la rappresentazione del mondo animale, predilige piuttosto il realismo.

Tra gli animali rappresentati troviamo le gigantesche figure di tori a linea di contorno nera, che equilibrano la contrapposta mandria di cavalli; alla convergenza dei due branchi si trova un gruppo di cervi dipinti in ocra rossa e gialla.
Al centro di questa composizione si nasconde inoltre il profilo di un orso. Con la loro semplicità, con le loro linee stilizzate, questi pittogrammi riescono a comunicare lo stesso tutto il movimenti animale.


Nel diverticolo assiale le figure occupano tutta la parte superiore delle pareti e i temi sono quelli classici dell'arte preistorica: cavalli, stambecchi, cervi e, in fondo, un bisonte. La parete di sinistra prende il nome dal grande toro nero che maschera due mucche rosse e un cavallo. Questo spazio è conosciuto anche come la "Cappella Sistina" della Preistoria.

Il corridoio (o passaggio) mette in comunicazione la sala dei tori con la navata. E' caratterizzato da una grande densità di rappresentazioni non sempre di facile comprensione. Alcune figure sono dipinte mentre altre sono incise: cavalli, bisonti, cervi, bovidi.


La navata si sviluppa su pareti molto regolari. La pendenza naturale del suolo ha fatto si che le figure fossero distribuite su diversi livelli. Tra gli animali rappresentati ci sono cavalli, capre, cervi, bisonti e uri. Proprio l'uro impone la sua massiccia presenza al centro di questo spazio.


L'abside ha una superficie più limitata rispetto alle altre zone. Contiene più di un migliaio di figure distribuite in modo uniforme sulle pareti e sul soffitto. Questo numero così alto si spiega con con il fatto che qui la roccia è più mordiba da lavorare.

La sala dei felini è un lungo corridoio rettilineo. Alle grandi composizioni degli sapzi precedenti, succedono graffiti di proporzioni più modeste.


Il pozzo ci regala una delle composizioni più belle dell'arte rupestre. L'originalità di questo pannello sta nel suo potenziale narrativo, indotto dalla posizione delle figure. Viene rappresentato un bisonte trafitto da una lancia e sventrato che carica un uomo caduto a terra e a braccia aperte. La raffigurazione è straordinaria per la presenza della figura umana, estremamente rara nelle pitture parietali, eseguita in stile figurativo geometrico, in contrasto con il bisonte eseguito in stile figurativo analitico.

Dopo la scoperta della grotta, l'ingresso fu ampliato per facilitare il flusso dei turisti. Intono agli anni Cinquanta, però, vennero notati i primi segni del degrado dovuti all'eccesso di anidride carbonica contenuta nell'aria e dovuta ai visitatori.  L'anidride corrodeva la roccia e la calcite. Per ovviare al problema, fu costruito un sistema di controllo dell'anidiride. Ma non fu sufficiente. Si crearono macchie verdi dovute ad alghe. Il Ministero della Cultura decise nel 1963 di chiudere definitivamente il sito al pubblico. Ne venne però creata una copia identica nel 1983 e chiamata Lascaux II che permetteva ai visitatori di ammirare le pitture senza arrecare alcun danno.

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