Sfatiamo subito la leggenda che le piramidi siano state costruite da
migliaia di schiavi che, con sforzi enormi, trascinavano blocchi di pietra
pesantissimi. Le piramidi egizie non sono state edificate in questo modo per tre
motivi:
- Non tutte le piramidi erano formate da enormi blocchi di pietra; alcune erano in mattoni
- Non c'erano schiavi in Egitto, non nel senso di forza-lavoro come in Grecia o a Roma
Piramidi
di pietra e mattoni
Intaglio di un blocco di pietra dal terreno |
La pietra era stata usata solo per stele e per alcuni elementi nelle tombe
reali. Nel complesso di Djoser, la poca dimestichezza degli operai si nota
nella dimensione dei blocchi che aumenta a mano a mano che si familiarizza con
il materiale. I primi blocchi erano 20 cm di altezza, mentre gli ultimi
raggiungono i 50 cm e pesano anche 500 kg. Nelle piramidi seguenti, come quella
di Sekhemkhet, vengono usati blocchi simili anche se gli edifici non sono mai
completati.
Si nota una tendenza a usare blocchi sempre più grandi fino a raggiungere
l’apice con la piramide di Chefren a Giza, dove i blocchi hanno un peso medio
di 3 tonnellate. Anche nella piramide di Cheope ci sono blocchi di 60
tonnellate, usati per ricoprire la camera del re. Nel tempio alto della
piramide di Micerino c’è un blocco di oltre 200 tonnellate. In seguito le
dimensioni diminuiscono nuovamente fino ai faraoni della XII dinastia che
preferiscono costruire le proprie tombe con i mattoni.
La provenienza dei materiali da costruzione è nota: i blocchi di calcare
erano scavati nei dintorni di Giza, il granito proveniva dal fiume ad Assuan,
l’alabastro veniva da Luxor e il basalto dalla depressione di Al-Fayoum.
Il
progetto della piramide
In primo luogo, gli architetti discutevano con il committente di ciò che
desiderava per la sua tomba. Iniziavano poi a lavorare sui progetti. Esiste una
lettera, a questo proposito, in cui l’architetto Senedkhemib parla dei
complimenti ricevuti dal faraone per aver seguito alla lettera il progetto
discusso in una di queste riunioni di lavoro.
Prima di avviare la costruzione, tutto doveva essere stabilito nei minimi
dettagli. Era impensabile introdurre modifiche in corso d’opera per non mettere
a repentaglio la stabilità dell’intera struttura. Venivano usati planimetrie e
modellini che purtroppo non sono mai stati rinvenuti anche se nella piramide di
Djoser è stato trovato un ostracon che mostra come realizzare la curva di un
tetto. Questi modellini venivano discussi dai mastri costruttori o dai visir.
La
posizione e il materiale
Dopo modellini e planimetrie, si eseguivano i calcoli del numero di blocchi
di pietra e delle persone necessarie alla costruzione. Ma soprattutto era
necessario scegliere il luogo adatto dove costruire il complesso funerario.
Serviva un solo requisito: trovarsi sulla riva sinistra del Nilo, ad ovest,
dove il sole tramonta e dove era collocato l’aldilà. Inoltre, ogni faraone
sceglieva il luogo secondo ragioni politiche e religiose concrete. La piramide
di Djoser, per esempio, è circondata da tre piramidi delle dinastie V e VI i
cui faraoni hanno cercato proprio la vicinanza con un sovrano così importante e
riconosciuto. In seguito, si devono risolvere le questioni pratiche come la
consistenza del terreno e la vicinanza a eventuali cave di pietra da cui
estrarre i blocchi. Gli scriba erano in grado di calcolare a memoria il numero
di blocchi necessario alla costruzione o l’inclinazione delle pareti. Per
tenere traccia del lavoro quotidiano si usavano annotazioni di due tipi:
- quelle per i capisquadra indicavano data di trasporto dei conci e la squadra incaricata del lavoro
- quelle destinate ai lavoratori, molto più semplici percè si rivolgevano ad analfabeti. Venivano indicate, per esempio, la zona della piramide dove posizionare il blocco. È stato ritrovato un concio della piramide di Sesostri I che riporta: "Anno 12, primo giorno d'inverno, giorno 17. Portato dal recinto al magazzino. Consegnato sulla rampa del sovrintendente dei lavori Mek".
La costruzione
Il terreno veniva liberato da sabbia e pietre, poi venivano segnati i punti
cardinali con l’aiuto di strumenti di visione diretta, orizzonti artificiali
con cui segnare il sorgere del sole e il tramontare di singole stelle e
l’osservazione dei corpi celesti notturni. I costruttori non avevano compassi,
non c’era la Stella Polare a quel tempo. Usavano, quindi, le stelle
circumpolari o il sole per trovare il vero nord. Ogni punto cardinale era il centro di un lato
della base.
Per quanto riguarda le unità di misura, gli antichi egizi usavo cubiti (la
distanza dalla punta del dito medio al gomito) o mani (la larghezza
della mano). Hanno scavato fori, a distanza regolare di 10 cubiti, lungo il
perimetro di base e hanno diviso il sito in una griglia. Poi gli operai
scavavano e livellavano le fondamenta. Nessuno è certo del metodo esatto. Due
sono le teorie principali:
- I lavoratori versavano acqua nel sito di scavo e livellavano tutto il materiale sotto la superficie dell'acqua. Poi abbassavano il livello dell'acqua e rimuovevano sempre più materiale fino a raggiungere la profindità desiderata.
- I costruttori installavano dei pali a intervallo regolari. Una linea, livellata con piombini, veniva tirata attraverso i pali verso un punto preso come riferimento. Poi scavavano le fondamenta fino ai riferimenti.
Dopo aver segnato gli assi della piramide, venivano posti i primi blocchi.
Nelle piramidi dell’Antico Regno veniva lasciata, al centro, una sporgenza di
roccia naturale, adatta per ricevere i blocchi successivi. Nonostante
complicasse i calcoli, riduceva il volume delle pietre. A causa della forma, la
maggior parte del volume della piramide si concentra nel terzo inferiore; se
questo era formato da roccia naturale, gli egizi risparmiano fatica e materia
prima. La Grande Piramide possiede questo nucleo così come la piramide di
Chefren (il cui angolo sud-ovest è scolpito nella roccia del piano).
Nessuno sa come abbiano fatto i lavoratori a trasportare blocchi di pietra
di svariate tonnellate dal sito di estrazione a quello di costruzione. Tuttavia
sono stati trovati resti archeologici e decorazioni tombali che fanno un po’ di
chiarezza. Quando dovevano spostare carichi pesanti, usavano due strumenti:
slitte e rampe. L’Egitto è un paese di sabbia e fango, quindi le slitte erano
più funzionali della ruota (che conoscevano ma non usavano). Le rampe e le
strade di fango spianate erano sistemi usati per spostare pesi in verticale e
orizzontale. Per il trasporto su lunghe distanze, i blocchi erano caricati su
chiatte e trasportati sfruttando il corso del Nilo.
Gli egittologi hanno stimato che gli operai erano in grado di disporre
circa 300 blocchi al giorno. Anche il sistema di sollevamento dei blocchi è
un’altra questione che ha posto grandi interrogativi perché non esiste
documento che dimostri come avvenisse. Sono diverse le teorie: sistemi di leve,
rampe e anche aquiloni. L’idea generalmente accettata è quella della rampa che
poteva essere lunga e dritta, perpendicolare ai lati o avvolta intorno al
nucleo dell’edificio.
Lo storico greco Erodoto, che visitò le Piramidi nel 450 a.C., parla di
macchine usate per sollevare i blocchi. Potrebbero essere una sorta di antiche
gru. Trecento anni dopo, Diodoro di Sicilia racconta che la costruzione sarebbe
avvenuta tramite rampe.
Teorie
sulla costruzione delle piramidi
Teoria della rampa singola
Rampa in mattoni e detriti che arriva dritta fino al lato della piramide.
pro
|
contro
|
|
I quattro
angoli della piramide non sono coperti, quindi è possibile controllare e
misurare la forma dell’edificio.
|
Il volume
della rampa sarebbe enorme, tanto quanto quello della piramide stessa.
La pendenza
non potrebbe mai superare un massimo di 8% altrimenti i blocchi non
potrebbero mai essere fatti scivolare. In questo caso, la rampa dovrebbe avere
una lunghezza di oltre 1 km.
La rampa deve
continuamente essere innalzata a mano a mano che la piramide cresce in
altezza. E con l’altezza arrivano anche i problemi di stabilità a meno di
avere una basa molto ampia.
|
Teoria della rampa a zigzag
Rampa che sale come i tornanti in montagna sulla faccia della piramide. È
un modello usato forse solo sulla sommità quando altri tipi di rampa diventano
troppo ripidi o necessitano di basi troppo larghe.
pro
|
contro
|
|
Due angoli
della piramide non sono coperti quindi si può controllare, anche se con
qualche difficoltà, la forma dell’edificio. |
Estremamente
complicato manovrare i blocchi intorno agli angoli. Gli operai possono solo
trainare i conci in linea retta. Se si desidera mantenere una pendenza funzionale (5°-10°) la rampa deve fare molti zigzag. Questo si ottiene con una grande base e molto materiale. |
Teoria della rampa a spirale
È il modello proposto dalla maggior parte degli studiosi. Tra tutti, è il
modello di rampa che richiede meno materiale per essere realizzato.
pro
|
contro
|
|
Meno materiale per essere realizzata | Molto
difficile manovrare i blocchi di pietra in corrispondenza degli angoli dove
gli operai dovevano sollevare ogni singolo concio. La rampa copre buona parte della superficie della piramide. Tuttavia alcune parti possono essere raggiunte solo con costruzioni di rampe aggiuntive più piccole o ponteggi. |
Teoria della rampa interna
Questo modello propone una rampa singola che arriva al cuore della
piramide.
pro
|
contro
|
|
Poco
materiale per essere realizzata. |
I pozzi, i
corridoi e le camere interne sono costruiti con difficoltà. La rampa dovrebbe
essere costruita a sud, le camere sono al centro e i pozzi a nord. Si ostacolerebbero
a vicenda. Verso la cima la rampa sarebbe troppo ripida |
Teoria di rampe diverse combinate
Questo modello propone una combinazione di diversi tipi di rampe. Rampe
singole sono usate per la costruzione alla base. Poi il materiale di scarto
viene usato per una rampa sul fianco della piramide. Per la sommità, potrebbero
essere usate una serie di rampe a gradini.
pro
|
contro
|
|
I primi metri possono essere costruiti abbastanza velocemente, grazie alla presenza di più rampe. | Il materiale
della rampa deve essere spostato più volte. Se fosse fatta in mattoni di
fango, questi potrebbero essere usati una volta soltanto.
Un blocco di pietra destinato alla sommità dovrebbe fare un percorso estremamente lungo, con con curve e angoli da superare. |
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